Le bambole del Latemar
ll Passo di Carezza si trova tra il Catinaccio e il Latemar, due massicci montuosi che danno forma al paesaggio con le loro cime e i loro colori cangianti: oggi chi ama la natura resta incantato davanti alla loro pittoresca bellezza. Eppure un tempo queste rocce millenarie sono state fonte di ispirazione per storie che raccontano alcuni fenomeni naturali e la vita – a volte insidiosa – in montagna.
Un tempo lontano vicino al Passo di Costalunga erano soliti sedere alcuni pastorelli. Un giorno si avvicinò loro un vecchio. Il signore sostenne di aver perso il suo coltello, ma i ragazzini lo assicurarono di non aver trovato nulla e si misero subito a cercare il coltello assieme al vecchio. Nel frattempo era suonata la campana del vespro serale. I bambini dovevano occuparsi di raggruppare il bestiame e di conseguenza il vecchio si allontanò, incamminandosi verso il Latemar. Mentre, però, i ragazzini erano sulla via del ritorno assieme al bestiame, notarono tra l’erbetta qualcosa di scintillante. La ragazzina più grande, la dodicenne Minega, si avvicinò per osservare attentamente quel luccichio. Tra i fiori giaceva un bellissimo coltello con un’impugnatura in oro. Minega corse il più in fretta possibile per raggiungere il vecchio signore e restituirgli il coltello. L’uomo si rallegrò estremamente per aver ritrovato il suo prezioso pugnale e promise che avrebbe esaudito un desiderio dell’onesta ritrovatrice. Minega fu colta dall’imbarazzo e disse umilmente di desiderare una bambola. “Benissimo”, disse il vecchio. “Passa domani assieme agli altri ragazzini che erano con te oggi e vi mostrerò una schiera intera di bambole. Potrete scegliere la più bella. Adesso non abbiamo più tempo per questo, devi ritornare a casa, perché si sta facendo buio e le cattive streghe della ghiaia a quest’ora scendono dai Mugoni.” All’udire queste parole la piccolina si spaventò, augurò al vecchio signore una buona notte e si affrettò per ritornare sulla via di casa. Sopra a Tamion, però, notò un sentiero che conduceva attraverso un ruscello. Sulla passerella se ne stava in piedi una donna sconosciuta. Minega rispose al saluto della forestiera e le raccontò quello che le era appena successo. “Oh, che ragazzina fortunata”, disse la sconosciuta. “Il vecchio Veneziano nel quale ti sei imbattuta è un uomo ricchissimo che abita nella regione montuosa del Latemar ed è in possesso di tesori meravigliosi, vere e proprie miniere d’oro. Inoltre, possiede delle bambole di due tipi: alcune indossano abiti in seta bianchi, gialli e rossi, mentre altre portano vestiti in broccato con gioielli di perle e corone d’oro. Nel caso in cui lui domani vi mostrasse solo le bambole con i vestiti di seta, non accontentatevi e ditegli piuttosto: ‘Pope de preda con strazze de seda ste lì a vardar el Latemar!’ In tal modo il vecchio avaro andrà a prendere anche le bambole preziose con le corone d’oro.” Dopo aver pronunciato tali parole la donna si incamminò dentro al bosco per scomparire nell’oscurità. Il giorno successivo Minega e gli altri pastorelli arrivarono al monte Latemar. Una volta raggiunto il punto esatto dove avrebbero incontrato il vecchio, udirono uno strano rumore provenire dall’alto. Allora voltarono lo sguardo verso il cielo e un portone pesante si aprì tra le nuvole. Dall’alto scese un’infinita sfilata di bambole con vestiti di seta bianchi, gialli e rossi. Impietriti dallo stupore i bambini osservarono questo insolito spettacolo. Dopo qualche attimo Minega ripeté le parole pronunciate dalla donna sconosciuta ed immediatamente si udirono fischi e sibili attraversare la montagna. Una risata beffarda risuonò dal bosco e le bambole si trasformarono in pietra. Ancora oggi è possibile ammirare i sontuosi e colorati vestiti di seta delle bambole pietrificate brillare alla luce del sole.
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